Francesco Piraino

Sufi: uno sguardo ai mistici dell’Islam contemporaneo (vernissage)
venerdì 25 ottobre 2019 – 17:00
TOKO, Statiestraat 139, Berchem

Kif Kif, TOKO e il dipartimento di studi arabi del KULeuven presentano le bellissime fotografie di Francesco Piraino. Lo scopo di questa mostra è mostrare le diverse sfaccettature del sufismo contemporaneo come mosaico religioso, culturale e umano. Non vedrai (quasi) un derviscio rotante, ma vedrai il dhikr, l’invocazione e il ricordo dei nomi divini “più belli”, e gli zāwiyas (letteralmente “angolo” in arabo), i luoghi dove i sufi si incontrano, pregano e studio.

Comunemente considerato il “ramo mistico dell’Islam”, il sufismo ha svolto un ruolo fondamentale nella storia dell’Islam. I sufi sono stati spesso i custodi delle arti nelle società islamiche, nella musica, nella poesia e nella calligrafia.

Durante il XIX e il XX secolo, il sufismo fu oggetto di un duplice attacco. Innanzitutto dalle istituzioni statali che vedevano nelle confraternite sufi una possibile minaccia alla loro autorità e un ostacolo al processo di modernizzazione. In secondo luogo, dai riformisti islamici che consideravano i sufi degli oscurantisti irrazionali, complici delle potenze coloniali e incapaci di affrontare le sfide della modernità. Ciò ha fatto credere ad alcuni ricercatori che il sufismo fosse un fenomeno destinato a scomparire nelle società moderne.

Tuttavia, il sufismo ha vissuto un periodo di rinnovamento durante il XX e il XXI secolo. Nacquero nuovi ordini sufi mentre altri trovarono nuove energie. Inoltre, durante il XX secolo il sufismo si è diffuso nelle società occidentali, in parte grazie al flusso migratorio ma anche attirando nuovi convertiti all’Islam.

Infatti un altro concetto fondamentale è il baraka, la grazia o benedizione che circola tra discepoli e maestri sufi, grazie ai rituali, ma anche grazie a queste pratiche della vita quotidiana. Il sufismo diventa un patrimonio da valorizzare, luoghi turistici da visitare, un’immagine da vendere e riprodurre. Detto questo, il rapporto tra sufi e media non è passivo, perché i sufi usano i media per diffondere le loro dottrine e rituali, creando un sufismo virtuale, che si esprime attraverso strumenti tecnologici. Inoltre, nei concerti/spettacoli sufi i rituali non sono semplicemente messi in scena, ma rielaborati a metà strada tra la performance secolare e l’esperienza religiosa. Infine, i sufi hanno attirato l’interesse dei poteri statali del Maghreb, alla ricerca di una legittimazione religiosa in opposizione all’islamismo. Il sufismo e/o la sua immagine sono usati per controllare meglio il campo religioso. Vedremo quindi la “partecipazione” delle immagini del re del Marocco Mohammed VI e dell’ex presidente algerino Bouteflika alle vicende sufi.

 

Riconoscimenti di finanziamento

Questo progetto ha ricevuto finanziamenti dal programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 dell’Unione Europea nell’ambito della convenzione di sovvenzione “Sufism, Ethics and Democracy”, ID progetto 751729.

2 risposte

it_IT